giovedì 20 dicembre 2012

Se vuoi venir con me...ti porterò sul Cucciolo..

Così recitava una bella canzone del primo dopoguerra, legata alla popolarità del celebre micromotore che andiamo a presentare, avendone reperito uno in eccellente stato di conservazione.
A metà del secondo conflitto mondiale, un progettista di nome Aldo Farinelli sviluppò un prototipo di motore ausiliario da montare su una bicicletta: il Cucciolo.
Il progetto di Farinelli presentava numerosi vantaggi rispetto alla concorrenza, in particolare il ciclo a quattro tempi e il cambio a due marce che sfruttava appieno la potenza del motore.
Nel 1945 il complesso Ducati  decise di ampliare il campo delle sue attività iniziando la costruzione del Cucciolo e rilevandone tutti i diritti di produzione.
 Nel marzo 1946 uscirono, così, i primi dieci motori Cucciolo Tipo 1, costruiti su concessione "S.I.A.T.A.", e presentati alla Fiera Campionaria di Milano nel settembre 1946.
 L'azienda mise sul mercato anche  una versione sportiva del T2 in grado di erogare 2CV di potenza e di raggiungere una velocità di punta di 60km/h.
Il modello che qui presentiamo è appunto un motore cucciolo seconda versione.
Ritrovato fortuitamente presso una vecchia officina nelle valli di Lanzo, esso ci è pervenuto corredato del cartellino che recita l'avvenuto tagliando e ..la sola necessità di provvedere  a bollo e targa!

 Ciò che colpisce l'occhio è il complesso molleggio posteriore a doppia molla , copiato da quello Gilera in voga negli anni 30-40.

All'anteriore troviamo una forcella a parallelogramma , sulla quale è infulcrata una ruota da 24 pollici montata su un mozzo con freno a tamburo laterale.
Motorino d'eccellenza, questo possiede 4 marce: due nel motore comandate a manopola girevole sulla sinistra e...altre due nel mozzo posteriore  Rambaudi-Torino comadate da manettino sul lato destro ( ricavato da un cambio Vittoria ciclistico anni 30!!).

La potenza in gioco è modesta, ma il sound è da vera motocicletta, con le aste  e valvole a vista che creano un piacevole e suggestivo spettacolo per gli amanti della tecnica motoristica.

Provato su strada, esso appare agli occhi del motocliclista odierno come una simpatica trappoletta strappa-sorrisi, ma collocandolo nel suo tempo, quando avere una bicicletta era già un lusso, figurarsi motorizzarla con un motore a benzina!
Versioni "dedicate" come questa erano poi una vera manna dal cielo per i pochi che potevano, spesso contraendo debiti, permettersele e godersele.
Non credo lo restaurerò, anzi, due camere d'aria nuove e benzina fresca e...un giretto qualche volta all'anno.. per la sua età, va già bene!

mercoledì 21 novembre 2012

Benelli 48 sprint 1962

Il primo 48 che desidero presentare su questo blog ha una storia particolare.
Esso è stato uno dei miei  oggetti più desiderati negli ultimi 20 anni e solo da pochi mesi son riuscito a metterlo in garage, anzi , in salotto.
Si tratta di un Benelli 48 Sprint prima serie, ciclomotore estremamente raro e a mio avviso esteticamente molto appagante.
La Benelli, per fare un po’di storia, entra nel mondo dei ciclomotori nel 1956 con un motorino a telaio in lamiera stampata e forcella anteriore a biscottini, che presenteremo tra qualche settimana.
Un’entrata in ritardo, quando già la maggior parte delle grandi Case aveva in listino il proprio 48 o micromotore da anni.
Il motore che lo equipaggia saprà però mantenersi longevo : salvo qualche cambiamento estetico rimarrà sulla breccia , con alterne fortune, sino agli anni 80 inoltrati.
Appena presentato questo 48, denominato Ciclomotore, solo due anni dopo nasceva la necessaria versione sportiva, con carburatore da 15 mm e condotti di ammissione e scarico maggiorati, che portavano il simpatico motorino pesarese ad oltre 80 km orari ( ne possiedo uno e garantisco che una Vespa Px bene in forma non gli stava dietro né in salita né in pianura !).

Pregio di questi 48 l’ottima cura costruttiva che garantiva affidabilità e prestazioni al Top della gamma unitamente a colori sgargianti e sempre alla moda.
Arrivano gli anni 60, occorre adattarsi e fare un po’ di restyling : il vecchio 48 sport ( presentato anche in versione 51 cc per avvalersi della targatura e poter portare un passeggero), muta anch’esso la pelle.
Nasce il 48 sprint , “ il ciclomotore per il giovane sportivo” come definisce la rèclame del 1962.
Esso ha ora colori metallizzati rosso e oro, e un nuovo telaio a doppia canna e doppia culla per la massima rigidità e tenuta.
La forcella è a molle scoperte, come d’uso in quegli anni e un serbatoio che si rifà a quello della sorella maggiore Ducati èlite 200 cc, con la tipica gobba sovrastante e lo spazio per incassare la testa in piena velocità.
Davanti al manubrio a “scopino” in pezzo unico, trova posto un piccolo parabrezza che dona al mezzo una linea davvero sportiveggiante.
Tipico di questo 48 il faro anteriore( incorporato nella struttura della forcella) del tipo “Nacelle”, inaugurato sulle Triumph Tiger degli anni 50.

Il motore viene fornito dalla casa con un modesto carburatore Dellorto da 12 mm a vaschetta incorporata e cicchetto per l’avviamento.
 Su questo esemplare, come sulla maggior parte da me conosciuti, è montato un carburatore da 16 mm che consente al motore di esprimere tutta la sua potenza ( circa 4 cavalli) al buon regime di 7500 giri.
Ciò è reso possibile dal condotto di aspirazione alesato a 15 mm , anziché i 12 dei primi esemplari, poi ridotti addirittura a 9 mm su quelli degli anni 70.
L’accensione è fornita da un volano magnete CEV con bobina interna ( sugli esemplari più recenti con bobina AT esterna: ): a causa di questa scelta non era e non è infrequente fermarsi…ad ammirare il panorama per qualche minuto , in attesa che la scintilla torni alla candela.
L’avviamento è a kick-starter con pedivella pieghevole, mentre sui modelli da donna resterà sempre a pedali con sistema frenante contropedale: se tutto è in fase due pedalate e l’aria si riempie di delicata fragranza di fumo all’Oleoblitz 5percento.
Le ruote sono da 19 pollici, abbinate a freni a tamburo centrale in lamiera stampata dalla buona resa, considerate le prestazioni di cui è capace la belvetta  pesarese.
La marmitta, qui per la prima volta a sinistra e dal terminale allungato Lafranconi, strozza anche troppo la voce , era d’uopo svuotarla o sostituirla con altre più corte o, negli anni 70, ad espansione senza silenziatore.
Pratico il comodo bauletto portaoggetti sottosella dove trovano posto la trousse di attrezzi e i documenti per la cirocolazione.

Alla guida questo 48 è davvero divertente, con le marce ben distanziate e un tiro in salita davvero notevole.
Dove però emerge è sul rettifilo, abbassandosi si superano ancora bene gli 80 km orari.
Ineccepibile la tenuta di strada grazie al robusto telaio ed agli ammortizzatori di eccellente qualità.
Curiosità: ricercato da anni e anni, ho ritrovato questo bolide nella campagna senese quest’estate: era ancora in ottimo stato ed è bastata una pulita perché ritrovasse lo smalto di un tempo.

giovedì 15 novembre 2012

Si comincia, frizione, prima e via!

Dopo oltre 20 anni spesi a salvare e smuovere ruggine sui motorini e...motociclette, e dopo aver dato vita al blog romhero ( http://romhero.blogspot.com/ ) dedicato alle bici d'epoca ed ai racconti , ho deciso di concretizzare ciò che so e che voglio condividere sui cinquantini  tramite qualcosa di più specifico e utile a tutti gli appassionati del 48 d'epoca.
Pubblicherò racconti sul ritrovamento, foto del prima e dopo il restauro e...impressioni di guida.
Da troppi anni non si vedono più quei volenterosi cinquantini in mano agli anziani, che ancora sapevano dosare il cambio a manopola e dare la giusta dose di cicchetto per una messa in moto rapida.
Sono troppo giovane per ricordare i Motom a benzina  che giravano nella mia città, ma ricordo bene i Benellini e i Dingo, dei quali possiedo la serie completa ( vedi foto).
Non tratteremo  solo pezzi blasonati come Malanca Testarossa , Itom Astor e compagnia bella ma anche i più umili modelli da donna, troppo spesso sottovalutati e buttati al rottame verranno analizzati e raccontati su queste pagine.
Chi vorrà contribuire con foto, racconti e documentazione, sarà il benvenuto.
Se anche tu ricordi quei motorini dal carburatore aperto e dalla marmitta scoppiettante, seguimi.

E mettiti la mascherina, qui si va  come minimo al 5 percento.